… “Lo stupore
è il primo inizio tanto dell’arte
quanto della filosofia“
(K. Fiedler)
L’arte è sublimazione di pulsioni profonde, della voce autentica dell’anima, di quesiti interiori che trascendono l’individualità del singolo suo interprete.
L’artista sa creare fin quando mantiene viva la capacità di stupirsi della vita, guardandola ancora con occhi da bambino perché la capacità di aprirsi al mondo e di conoscerne i suoi svariati aspetti è tipico di una mente aperta e libera come quella di un bambino. La conoscenza dell’ambiente rappresenta il primo passo per imparare ad interagire con esso e assorbirne i valori estetici e simbolici e in questo senso proprio i bambini riescono, spontaneamente a mostrare “stupore” per le cose nuove che incontrano nella loro vita.
A tal proposito, Pablo Picasso osservava, molto opportunamente:
“Tutti i bambini sono degli artisti nati;
il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi.“
Durante il processo di evoluzione e di apprendimento vengono gettate le basi per una conoscenza che tende all’astrazione e in essa si sviluppano canali creativi personali ed autonomi. I gusti, gli interessi, si diversificano da persona a persona e ognuno, secondo le proprie attitudini sviluppa capacità rispondenti alle potenzialità innate e al proprio bagaglio culturale.
L’artista si ferma a riflettere su particolari che possono sfuggire ai più, presi dall’attraversamento veloce e superficiale della vita.
Ne scaturisce un impellente bisogno di scavare, nel suo immaginario personale, quali assonanze (o quali disarmonie) quella visione evochi nel suo profondo psichico, di ricercare la soluzione di un enigma che si propone martellante alla sua introspezione.
La sua individualità ne dà una chiave interpretativa assolutamente personale che pure entra in risonanza con altre, che lambiscono forse punti comuni ed archetipici, li sfiorano, li intuiscono, facendo parte della medesima Anima del Mondo.
Per il desiderio di conoscenza e di interpretazione della realtà molti hanno avvicinato l’arte e la filosofia che rappresentano le massime espressioni del genere umano.
Come sostiene Fiedler “lo stupore è il primo inizio dell’arte e della filosofia” perché, di tanto in tanto, ci si “deve” scrollare di dosso tutte le sovrastrutture e i condizionamenti della vita quotidiana per diventare un po’ artisti e un po’ filosofi o, se vogliamo … un po’ bambini!
Credo che riscoprire questa disposizione naturale, un po’ infantile e un po’ ancestrale, possa aiutarci a vivere meglio e ad apprezzare quello che forse abbiamo perso con il passare degli anni: lo stupore per le molteplici e a volte misteriose manifestazioni della vita che ci circonda … di una realtà in continuo divenire!
Quando l’ emozione dello “stupore” diventa “sentimento” si trasforma in “meraviglia” , ovvero nella capacità di riconoscere ed interiorizzare ciò che appare meraviglioso.
Il sentimento della meraviglia ci apre al mondo, accogliendo non solo quello che ci rassicura e ci assomiglia, ma lasciandoci sedurre anche da ciò che è nuovo, strano, meraviglioso.
Meravigliarsi vuol dire conoscere sensazioni nuove, nuovi sensi ed avere profonda sensibilità.
Lo stupore è una emozione improvvisa che ci trova impreparati!
Tale stupore diventa sentimento nel momento in cui riconosco in quello che vedo qualcosa di meraviglioso. In tal senso, l’opera d’arte figurativa diventa “paradigma” del sentimento dello stupore.
Di solito ciò che ci stupisce è quello che si allontana dalla realtà, quello che contraddice le abitudini, “spiazza” le certezze. La capacità di stupirci ci riconsegna una realtà che noi pensavamo già di conoscere e che invece ci porta “fuori pista“, gioiosamente o dolorosamente.
L’arte ci insegna che lo stupore è accompagnato dalla perdita del senso!
Ciò che ci stupisce è spesso accompagnato da ciò che non ha senso, che si allontana da come noi vediamo la realtà, ma non esiste qualcosa che sia in sé e per sé “arte” o “non arte“, sono gli esseri umani e le loro emozioni … il conseguente sentimento di “stupore” o “meraviglia” a deciderlo.
Quindi, in arte non c’è nulla che si possa definire “sensato” o “insensato“…
… c’è invece l’uomo con i suoi sentimenti e le sue emozioni che si trasmettono di continuo, come in un “contrappunto musicale“, tra l’artista e il fruitore dell’opera.