Cibo … ad Arte: come il cibo ha contaminato l’arte contemporanea.

Arte e Cibo a Expo 2015

“Io sono per l’arte delle pompe di benzina bianche e rosse, delle insegne luminose a intermittenza, per i biscotti …” (Claes Oldenburg).

Il Cibo ha sempre avuto un posto e un ruolo ben precisi nell’arte, in quella Classica e in quella Contemporanea, nelle scene religiose così come nelle Nature Morte, sullo sfondo oppure in primissimo piano, accessorio o, al contrario, protagonista. Nell’ Arte Medievale e Moderna le vivande apparivano per ciò che erano, anche se talvolta potevano avere dei significati nascosti, misteriosi o al contrario facilmente riconoscibili; il Pane ad esempio rimandava all’Eucarestia, la Melagrana alla Fedeltà Coniugale, la Mela Morsicata alla Caducità della Vita

Giuseppe Recco - Natura Morta

Giuseppe Recco – Natura Morta

Il primo a stravolgere il senso e l’uso comune dei generi alimentari è stato senza dubbio Arcimboldo che, già nel Cinquecento, si divertiva a realizzare curiosi Ritratti con Frutta e Verdura, creando un divertissement unico per la corte asburgica.

Arcimboldo - Ritratto di Rodolfo II d'Asburgo come Vertunno

Arcimboldo – Ritratto di Rodolfo II d’Asburgo come Vertunno

Nell’ Arte Contemporanea il Cibo ha iniziato ad assumere un ruolo diverso e a essere usato non più come tale, ma come “qualcos’altro“.

Così il “Busto di donna, retrospettiva” di Salvador Dalì (1933, New York, MoMA), ha come curioso copricapo una “baguette” e come capelli delle “pannocchie”, mentre René Magritte sconvolge tutte le nostre certezze dicendoci che non sempre una mela disegnata è semplicemente una mela (“Ceci n’est pas Une Pomme“- 1964- collezione privata) … oppure riempie un’intera stanza con questo frutto dalle dimensioni “surrealisticamente” gigantesche (“La chambre d’écoute“- 1958 – Kunshaus a Zurigo).

Tra tutti i movimenti artistici, la Pop Art è di certo quello che ha dedicato un posto di riguardo al cibo. Non esiste artista pop che non abbia realizzato almeno un’opera il cui protagonista sia un alimento.

Andy Warhol ha creato una serie di litografie (Milano, Fondazione Mazzotta) illustrazioni provenienti dal libro “Wild raspberries”, una sorta di ricettario pubblicato nel 1959 insieme a Suzie Frankfurt, autrice dei testi, che hanno per soggetto alcuni dolci più o meno inventati, con fantasiose ricette per riprodurli.

Senza contare le numerosissime litografie da Warol dedicate alle “zuppe” in scatola.

A. Warol - Zuppa Campbell - litografia

A. Warol – Zuppa Campbell – litografia

Tom Wesselmann ha inserito un po’ ovunque nei suoi quadri prodotti di grandi marchi americani, veri status symbol della società americana anni Sessanta (e non solo).

T. Wesselmann"Still life 30" - 1963 - MoMa di New York

T. Wesselmann”Still life 30″ – 1963 – MoMa di New York

E così in Still Life 30 (1963, New York, MoMA) fanno bella mostra di sé tutti gli alimenti che si possono trovare nella dispensa e nel frigorifero della famiglia perfetta della società consumistica (yogurt, frutta in scatola, cereali da colazione, pane da toast, pancakes…); alcuni oggetti sono dipinti, altri sono stati ritagliati dalla pubblicità e poi incollati sulla superficie pittorica, ma non fa differenza perché tutto è trattato nella stessa maniera, in modo piatto e artificioso, quasi banale, alla stregua di un advertising.

Il vero gastronomo della Pop Art rimane però Claes Oldenburg, con le sue Sculture Molli di vinile imbottito che riproducono cibi di largo consumo, come gelati, hamburger, patatine fritte e torte.

Il suo cibo però non ha un aspetto gradevole e colorato, ma mostra sempre un lato inquietante, che allontana qualsiasi desiderio di mangiarlo.

È così in Floor Cake (1962, New York, MoMA), una gigantesca fetta di torta gettata sul pavimento, ma anche nel Dropped Cone di Colonia (2001), dove il cono gelato è conficcato nello spigolo di un palazzo, come se fosse appena caduto di mano ad un bambino mastodontico.

Nemmeno l’Arte Povera poteva tralasciare il cibo, nella sua continua ricerca di materiali fuori dalla tradizione con cui creare opere d’arte inaspettate e ribaltare la presunzione di eternità che l’arte porta insita in sé sin dall’inizio.

Cosa c’è di più deperibile di un cespo di insalata?

Eppure Giovanni Anselmo (Senza titolo – Scultura che mangia un cespo d’insalata, 1968, Parigi, Centre Pompidou) ha pensato bene di inserirla tra due blocchi di granito (un materiale al contrario solidissimo e pressoché eterno), costringendo tutta la scultura alla precarietà e alla costante sostituzione di una sua parte fondamentale.

Giovanni-Anselmo-Senza-titoloscultura-che-mangia-l'insalata - Centre Pompidour - Parigi

Giovanni Anselmo “Senza-titolo: scultura che mangia l’insalata – Centre Pompidour – Parigi

Il belga Marcel Broodthaers invece ha usato il cibo, in particolare un piatto tipico nazionale, per ironizzare e prendere in giro il proprio paese; le cozze, vero simbolo del Belgio, emergono come una colonna compatta da una comunissima casseruola da cucina, in un accostamento dal sapore surrealista, così inaspettato eppure convincente (“Casseruola con cozze“, 1968, Londra, Tate Gallery).

M- Broodthaers " Casseruola con cozze" 1968 - Londra Tate Gallery

M- Broodthaers ” Casseruola con cozze” 1968 – Londra Tate Gallery

Infine, i lavori di Will Cotton (Iperrealismo) rimandano a un universo iper-zuccheroso, dai toni pastello e dalle atmosfere oniriche e fiabesche (Crown, 2012 oppure lo Chalet di biscotti, 2003). 

Ora non resta che suggerirvi di fare una puntatina a Milano e consigliarvi qualcuna tra le tante mostre previste sull’argomento in occasione dell’evento Expo 2015:

“Arts & Food. Rituali dal 1851” Primo Padiglione di Expo Milano alla Triennale di Milano è una mostra che si terrà alla Triennale di Milano dal 9 aprile al 1 novembre 2015.

Mentre a Brescia,  Palazzo Martinengo è interessante quella su

“IL CIBO NELL’ ARTE: CAPOLAVORI DEI GRANDI MAESTRI DAL SEICENTO A WARHOL” Dal 24 gennaio al 14 giugno 2015 all’Expo di Milano della quale potrete anche vedere in anticipo da qui  una selezione delle opere esposte.

E adesso, provate a guardare il cibo con gli stessi occhi di prima …

Questa voce è stata pubblicata in Teoria dell'arte. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento