Ma … ha ancora senso regalare mimose?
10,100,1.000… scarpe rosse contro la violenza sulle donne.
La protesta in punta di piedi per dire ‘no’ alla violenza sulle donne. ‘Zapatos rojos’ è un progetto d’arte pubblica dell’artista messicana Elina Chauvet che prende la forma di un’installazione composta da centinaia di paia di scarpe rosse per dire basta alla violenza di genere.
Ogni paio di scarpe rosse reperito grazie all’attivazione di una rete di solidarietà tra donne, rappresenta una donna, la traccia di una violenza subita e insieme la volontà di continuare insieme a sempre più donne il cammino verso l’eliminazione della violenza di genere.
‘Zapatos rojos’ è una chiamata rivolta a tutti per manifestare la propria solidarietà verso chi è vittima di abusi, contro il femminicidio.
Ottocentosettantasette donne sono state uccise in Italia, tra il 2005 e lo scorso anno per mano dei loro mariti, fidanzati, ex, padri. Oggi, per lo stesso motivo, ne muore in media una ogni tre giorni.
Contro la spirale del silenzio entro cui rischia di cadere un crimine tanto difficile da prevenire, a causa del numero ancora troppo ridotto di donne che si convincono a denunciare sin da subito le violenze in ambito (para)domestico, si erge il progetto teatrale di Serena Dandini, significativamente intitolato “Ferite a morte”, i cui testi, nel frattempo sono stati raccolti in un libro, omonimo (edito da Rizzoli; disponibile online su la Feltrinelli e IBS).
- Nomi delle vittime della violenza maschile: installazione all’interno del teatro in cui si svolge lo spettacolo tratto dal Libro di Serena Dandini “Ferite a morte”
- Copertina del libro di Serena Dandini “Ferite a morte”
- Le attrici si sono prestate per raccontare le testimonianze delle donne vittime di violenza maschile.
Il rischio più grande è, infatti, che le storie di ognuna di queste donne uccise da quello che avevano scambiato per amore, si perdano sulle pagine delle cronache o che soggette a i processi di tematizzazione e di selezione tipiche dell’informazione non godano dell’attenzione che meritano.
Non sono solo numeri e c’è molto di più di un nome e cognome dietro ogni femminicidio.
Ci sono la sopportazione e l’umiltà, la paura e il silenzio, la devozione e la dignità, ma anche, a volte, il coraggio di allontanarsi dall’uomo che sta rendendo loro la vita impossibile, nonostante le sue minacce.
E, dopo tutte queste considerazioni di natura artistica e letteraria sull’argomento serissimo del “rispetto della dignità delle donne” come di ogni essere umano, non posso dimenticare il “Monologo sulle donne” a Sanremo 2013 di Luciana Littizzetto
… e con ciò, spero sia sufficientemente chiaro il mio pensiero a proposito del “regalare mimose” alle donne l’otto marzo!
prof ho visto il monologo sulle donne di Luciana Littizzetto mi ha fatto commuovere ma è proprio la verità quello che dice…..
secondo me le donne che hanno subito violenza sbagliano se non denunciano gli uomini che le hanno violentate….è un ingustizia perchè hanno paura di subire di nuovo la stessa bruttissima cosa capitata…
non capisco perchè gli uomini pensano che le donne devono essere solamente e per forza le loro “schiave” non possono divertirsi, ma io dico un po di libertà datecela anche a noi…..
Cara Anna,
non tutti gli uomini sono violenti con le donne.
Per fortuna!
Ma purtroppo, esistono ancora uomini che non rispettano la dignità, non solo delle donne, ma delle persone in generale!
Per questo è necessario ricordare che le donne sono innanzitutto, “persone” dotate di una propria dignità, così come i bambini o le persone anziane e che, anche se apparentemente, sono o possono sembrare esseri deboli o indifesi, hanno diritto al rispetto del proprio ruolo sociale e della propria condizione!
A presto,
la tua prof.
Le donne non dovrebbero essere rispettate e amate solo l’8 marzo, ma tutto l’anno.
“Speriamo che il futuro sia donna!” cit.Rita Levi Montalcini